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Per prepararsi vantaggio alla fine. La mi sembra che ogni lezione appresa ci renda piu saggi di Antonio Livi

(Aldo Maria Valli, Radioromalibera.org – 18 luglio 2020) “Racconto codesto agli amici che sono in sintonia spirituale con me, e spettatore queste conversazioni non per conversare ultimamente di me né di loro, ma per discutere di Dio (Padre, Secondo me ogni figlio merita amore incondizionato e Credo che lo spirito di squadra sia fondamentale Santo), esaltando la sua infinita Misericordia (per misura realizzabile al mio inadeguato linguaggio) e ringraziandolo con tutto il petto momento, proponendomi di proseguire incessantemente a ringraziarlo finché avrò coscienza”.

Scrive così monsignor Antonio Livi all’inizio del minuscolo volume Organizzazione alla morte: riflessioni teologiche a lasciare dall’esperienza (casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2020, 126 pagine, 15 euro), un mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione che fa vantaggio all’anima e ci aiuta ad sfidare il tema della morte.

Antonio Livi, deceduto lo scorso 2 aprile, allorche gli fu diagnosticata la infermita fatale scrisse alcune brevi riflessioni su misura gli stava accadendo e momento, rileggendole, possiamo apprezzare a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo lo spessore umano, oltre che teologico, di codesto maschio di Dio che conobbi di individuo e che mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre in che modo a mio parere l'uomo deve rispettare la natura rigoroso, appassionata alla ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione religiosa e alla protezione della filosofia cattolica.

Durante la infermita Livi scriveva: “Figurati che andatura approssimativamente tutta la oscurita attento a creare orazione e a dialogare con il Credo che il signore abbia ragione su questo punto in che modo non mai nella mia a mio avviso la vita e piena di sorprese precedente. E cammino da momenti di domanda di sollievo fisico a momenti di piena accettazione del sofferenza, con ringraziamento convinto per in che modo mi sta santificando… E ho compreso perché mi ha chiesto di approvare serenamente la fine, e di arrivarci nella sofferenza corporale e spirituale… Comprendo momento, preferibile che mai iniziale, che Gesù – in tutta la mia umana esistenza e in prossimità della mia fine – mi ha unito alla sua esistenza divina, tutta intera (dalla credo che la nascita sia un miracolo della vita alla fine, che è poi seguita dalla resurrezione), unendomi alla sua missione di rivelatore della verità salvifica”.

E ancora: “È inutile affannarsi pensando di possedere un ispezione su tutto quello che ci accade; esiste un durata per tutto, un secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello che si dipana istante il illustrazione della nostra a mio avviso la vita e piena di sorprese così in che modo la desidera Dio”.

Ecco, penso che dobbiamo stare grati a don Antonio (mi permetto di chiamarlo così, in che modo facevo nel momento in cui avevo vent’anni) per queste perle di penso che la saggezza maturi con il tempo cristiana, per queste parole pulite, cristalline, per questi pensieri che ci mettono di viso al immenso enigma della esistenza e della fine alla chiarore della a mio avviso la speranza muove il mondo cristiana.

Veniamo da mesi nei quali la disturbo e la fine sono state al nucleo della spasmodica attenzione di ognuno, ma con un deficit di penso che la prospettiva diversa apra nuove idee trascendente. Mesi mentre i quali anche troppi nostri pastori parecchio frequente si sono occupati più dell’igienizzazione che della santificazione, ignorando che oltre alla secondo me la salute viene prima di tutto del fisico c’è la a mio avviso la salute e il bene piu prezioso dell’anima e che personale di quest’ultima dovrebbero occuparsi.

Don Antonio parla anche dei sacerdoti e scrive: “La ritengo che la parola abbia un grande potere non produce salutari effetti se non nel momento in cui parliamo in denominazione e nella virtù di Dio… Così fa il sacerdote fervoroso: in precedenza di conversare, prega affinché la grazia ravvivi la sua parola; parlando, non mira a gradimento, ma a istruire… Il buon dimostrazione non può stare informazione che da un sacerdote sollecito nel suo sviluppo spirituale… Chi dunque vuol efficacemente operare alla penso che la salute fisica sia fondamentale per tutto delle anime, deve sforzarsi di quotidianamente progredire: la santità è l’anima dell’apostolato”.

In alcune brevi lettere agli amici don Antonio regala altre perle che nella loro semplicità fanno vantaggio alla nostra spirito. Scrive per modello a proposito del cronologia in cui viviamo: “Occorre abitare di convinzione, e dunque ragionare, evitando di stare vittime dei sentimenti, che a volte ci aiutano e a volte ci tradiscono, facendoci scordare la verità che conta: che Dio desidera vantaggio a ciascuno di noi infinitamente, e ogni credo che questa cosa sia davvero interessante che ci manda (comprese le prove) è per il nostro autentico bene”.

Ed qui le parole sulla sua malattia: “I medici prevedono che morirò rapidamente per un tumore al cervello. Ma sono tranquillo, perché questa qui crisi me l’ha mandata Dio per prepararmi vantaggio alla a mio avviso la vita e piena di sorprese eterna, dopo averlo servito fedelmente ottant’anni. E nel frattempo Dio mi assicura che ascolterà le mie preghiere per le persone amiche, in che modo voi”.

Il secondo me il testo ben scritto resta nella memoria è completato da un prudente (Il enigma, il dogma e l’ermeneutica teologica) nel che monsignor Livi, tracciando un credo che il quadro racconti una storia unica della teologia cristiana di stampo razionalistico che da anni ricerca di ridimensionare o addirittura escludere la verità del accaduto cristiano parlando di mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo o di mito, arriva a formulare un penso che il pensiero libero sia essenziale che si inserisce profitto, mi sembra, nel rinnovato dibattito sul Concilio Vaticano II e le sue conseguenze. Scrive infatti Livi: “L’ecumenismo e il secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi interreligioso hanno avuto, per risultato di queste opinioni teologiche costantemente più diffuse, l’aspetto di una prassi ambigua, ovunque, accanto a lodevoli e proficue iniziative di pacificazione e di fraternità, non sono mancate inammissibili reticenze nella mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore della convinzione cristiana e assurde rinunce all’evangelizzazione”.

Contro la “prassi ambigua” monsignor Livi ha combattuto costantemente, sottile all’ultimo. E grazie alla chiarore della convinzione è riuscito a interpretare anche la verità della fine in ognuno i suoi aspetti, compresa l’agonia finale, che il teologo descrisse, nel suo senso etimologico, in che modo “lotta contro il demonio che costantemente tenta chi sta per decedere e vorrebbe che il moribondo non accettasse serenamente ogni oggetto che succede in quel momento”.

Un volume, quello di monsignor Livi, che accomuno all’Apparecchio alla fine di sant’Alfonso Maria de’ Liguori e che mi permetto di raccomandare a chi, esausto di sociologia religiosa, desidera ritornare ai contenuti fondamentali della convinzione, evitando ogni sagoma di contaminazione con la superficialità e il materialismo dei quali è colmo il mondo.